giovedì 3 febbraio 2011

Habitat e Biodiversità del Parco Naturale Regionale* Litorale di Ugento: stato delle conoscenze e analisi delle minacce



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di Roberto Gennaio, 

Tecnico  Tutela dell’Ambiente ARPA Puglia Dip.to Lecce, Naturalista

Premessa
Per la presenza di peculiari specie animali e vegetali e di una serie di habitat particolari e rari  il litorale di Ugento (LE) è stato inserito ai sensi della Direttiva Europea Habitat” 92/43 CEE nell’ elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (sic) della Rete Natura 2000 (codice IT9150009) recepita dalla legislazione italiana con DPR 357/97 e 120/2003, e tra i Parchi Naturali della Regione Puglia con Legge.Regionale. n° 13 del  28 maggio 2007 ai sensi L.R. n°19 del 24 luglio 1997.
Il concetto fondamentale della Direttiva “Habitat“ è che la tutela delle specie animali e vegetali (biodiversità) è possibile solo se si garantisce la conservazione e l’ integrità degli habitat a cui sono relegati .
Ad esempio la frammentazione e la  rarefazione delle zone  umide ha comportato una diminuzione delle popolazioni di tartaruga palustre (Emys orbicularis) fino alla sua completa estinzione in alcuni biotopi; verosimilmente sono scomparse anche specie floristiche dall’ alto valore  fitogeografico come l’ orchidea  palustre (Orchis palustris) e la campanella palustre (Ipomoea sagittata).

Analisi degli elementi di minaccia per la biodiversità e gli habitat

Le cause di rarefazione o di scomparsa della biodiversità  nell’ambito di un territorio sono molteplici e spesso dipendono da una complessa sinergia di fattori antropici, poche volte naturali,  agenti su varie scale, creando variazioni molto evidenti a livello di habitat e di paesaggio.
Un fondamentale costituente strutturale e funzionale del paesaggio è la vegetazione che assume, tra l’ altro, una significativa valenza di bioindicazione in quanto sensibile alla variazione dei fattori ecologici degli ecosistemi dei quali  è parte integrante.
Da un’ analisi sul  territorio di Ugento sono stati individuati sette  fattori socio-economici preponderanti che costituiscono i drivers di impatto sul  paesaggio, sugli habitat e di conseguenza sulla vegetazione e la fauna stanziale e migratrice.
Driver n° 1 ) Il fattore con il più alto indice di impatto sul paesaggio è rappresentato dai cambiamenti nell’ uso del suolo (urbanizzazione, cementificazione della costa,  realizzazione di strade, infrastrutture, abusivismo edilizio) che ha comportato la riduzione, la frammentazione e l’isolamento dei vari  habitat e l’ impoverimento delle capacità di resistenza e di resilienza degli ecosistemi minacciandone i processi ecologici ed evolutivi; di conseguenza una alterazione della catena alimentare ha comportato l’allontanamento e la sostituzione di specie animali specializzate di quegli habitat (tasso, donnola, faina)  con  specie generaliste e opportuniste che risultano più o meno dipendenti da processi e risorse trofiche messe a disposizione involontariamente dall’ uomo (discariche, avanzi di raccolti agricoli e alimentari, ecc.); ne sono esempio l’incremento delle popolazioni stanziali di volpe, di gabbiani, e di gazza.
Driver n° 2)  L’ agricoltura intensiva e meccanizata, con la difusione di impianti monoculturali,  come l’olivicoltura e la coltivazione della patata ,  e l’uso  di concimi azotati di sintesi, di antiparassitari, di diserbanti utilizzati per eliminare le specie erbacee competitive con le colture, ha prodotto profonde trasformazioni dell’ ambiente riducendo sempre più il paesaggio vegetale originale (macchia mediterranea, vegetazione palustre), impoverendo e sostituendo la diversità floristica con  specie sinantropiche e invasive, in genere terofite, caratterizzate da buona capacità di colonizzazione, di adattamento e  rapida crescita, come ad esempio l’ ossalide piede di capra (Oxalis pes-caprae)  specie infestante degli oliveti, il crisantemo dei campi (Crisantemum coronarium, Crisantemum. segetum), alcune crucifere del genere Diplotaxis e varie Graminacee del genere Stipa, Bromus, ecc.
Driver n° 3) Altro fattore significativo è l’ eccessivo carico antropico sulla fascia costiera (cementificazione della costa, insediamenti balneari, villaggi turistici, apertura di varchi nei sistemi dunali, sfalcio di vegetazione e parcheggi retrodunali in habitat prioritari), che ha  provocato una sensibile variazione morfologica del litorale sabbioso che ha comportato negli ultimi 25 anni all’ erosione e all’ arretramento della  linea di costa di anche 100 metri pregiudicando e frammentando i peculiari habitat dunali e retrodunali dalla particolare fragilità ecosistemica.
Driver n° 4) Gli incendi di natura dolosa che ciclicamente interessano la copertura vegetale di macchia mediterranea, di pseudosteppa e dei canneti fanno regredire lo stato della vegetazione verso successioni  meno evolute e diversificate.
Di conseguenza le popolazioni di fauna stanziale (vertebrati e invertebrati)  subiscono un forte decremento, specie quelle dotate di lenta mobilità e i nidiacei, a  causa anche dell’ alterazione degli habitat e delle rispettive catene alimentari.
Inoltre la vegetazione ripariale ai corpi idrici (canali, bacini),  peculiare sia per la  composizione floristica che per i  ruoli ecologici svolti (riparo e nidificazione per l’ avifauna, fitodepurazione delle acque, ecc.), ciclicamente viene compromessa dalle operazioni di  manutenzione  ordinaria e straordinaria (taglio e incendi) svolta dal Consorzio di Bonifica senza considerare la fenologia delle specie stesse (periodo di nidificazione, di fioritura, ecc.).
Diverse specie di uccelli sia  migratori che stanziali legati a questi habitat hanno subito diffusi fenomeni di decremento numerico rispetto al trend degli ultimi anni.
Viceversa negli habitat palustri in buono stato di conservazione si è osservato invece un sensibile aumento delle popolazioni di uccelli acquatici (anatidi, ardeidi, rallidi, ecc.) nonché il ritorno di specie scacciate in anni passati  dai propri areali di svernamento e di caccia, come il falco pescatore (Pandion haliaetus), la moretta tabaccata (Aythya nyroca), lo svasso maggiore (Podiceps cristatus), l’airone bianco maggiore (Egretta alba), la gru (Grus grus), tutti ottimi bioindicatori ambientali.
Driver n° 5) Le acque interne dal lento idrodinamismo dei canali e dei bacini che fanno parte della vasta zona umida sono interessate ciclicamente e localmente dall’ immissione illecita di reflui di natura civile (autobotti, percolazioni da pozzi neri, acque di vegetazione) e da scarichi autorizzati degli impianti di depurazione delle  infrastrutture turistiche (anche se alcuni parametri, cloro residuo e nutrienti, in alcuni casi superano i limiti di legge).
Di conseguenza le eccessive quantità di nutrienti presenti (fosforo e azoto) comportano, specie nel periodo estivo,  in concomitanza con l’ aumento delle temperature e di una maggiore stasi idrodinamica, l’innesco di processi eutrofici, con eccessiva proliferazione di blooms algali di microalghe planctoniche e di macro-alghe bentoniche nitrofile del genere Ulva rigida e  Chetomorpha sp. che ricoprono quasi interamente tutta la superficie degli alvei.
La successiva degradazione dei blooms algali comporta la totale  riduzione di ossigeno disciolto nelle acque (anossia) producendo sostanze tossiche (ammoniaca, idrogeno solforato e metano) e moria generalizzata della ittiofauna  e delle varie biocenosi presenti.
Ciò può avere effetti negativi anche sulla salute umana per la presenza di specie patogene e compromettere allo sbocco a mare le acque di balneazione costiere.
Un altro fattore negativo è la pesca illecita che viene effettuata con le reti nei canali e nei bacini benché sussista il divieto di pesca.
Tale pratica può determinare un cambiamento sostanziale nella struttura demografica comportando un impoverimento della popolazione locale (catture di riproduttori, esemplari sessualmente immaturi).
Driver n° 6) Il generalizzato abbandono di materiale di risulta, di suppellettili ed elettrodomestici dismessi e di  rifiuti vari, banalizzano e deturpano l’ intero territorio favorendo le popolazioni di specie animali decisamente cosmopolite e commensali dell’ uomo (roditori in particolare ) veicoli inoltre di varie patologie.
Driver n° 7)  L’insufficiente vigilanza sul territorio da parte delle autorità preposte, Corpo di Polizia Provinciale, CFS, Polizia Ambientale del Comune di Ugento ha permesso il consolidarsi delle attività illecite viste nei drivers precedenti.

Habitat e Biodiversità: lo stato delle conoscenze 

Procedendo dal litorale sabbioso verso l’ entroterra, si può ancora riconoscere lungo un gradiente spaziale  la serie vegetazionale evolutiva  che attraverso il susseguirsi di una serie di tappe intermedie e distinte (stadi serali) costituite da associazioni vegetali strutturalmente sempre più complesse e caratterizzate da una composizione floristica ben determinata, raggiunge uno stadio finale, costituito da formazioni di macchia-boscaglia, derivato dalla degradazione del bosco sempreverde a leccio (Quercus ilex) a causa dei frequenti incendi, costituendo così una fase stabile e persistente di sub-climax in equilibrio con le condizioni edafiche e climatiche (macchia secondaria).
Terminate le cause di disturbo questa formazione di macchia-boscaglia potrebbe evolvere verso stadi sempre più maturi della successione fino alla ricostituzione dello stadio forestale  (climax).
Il litorale sabbioso a causa di fenomeni erosivi naturali e antropici, (costruzione di moli, ubicazione del porto, apertura di varchi interdunali ecc.), si è arretrato anche di 100 metri nel corso dell’ultimo mezzo secolo,  tanto che la serie vegetazionale delle spiagge e delle dune hanno subito una notevole contrazione spaziale trovandosi così sovrapposte e ammassate e in cui è impossibile la individuazione dei diversi stadi della successione psammofila.
Le specie più rappresentative sono la rughetta di mare (Kakile maritima), l’eringio (Eryngium maritimum), la pastinaca marina (Echinophora spinosa), il vilucchio delle sabbie (Calystegia soldanella), il fiordaliso delle spiagge (Centaurea sphaerocephala,) specie a gravitazione tirrenica presente in Puglia solo lungo questi arenili, l'euforbia delle spiagge (Euphorbia paralias),  il giglio delle dune (Pancratium maritimum), a cui si associano alcune tipiche graminacee dai lunghi apparati radicali come  lo sparto pungente (Ammophila arenaria)) e la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum), molto importanti al fine del consolidamento delle sabbie di questa fascia dinamica della spiaggia. Inoltre notevole è la presenza di funghi psammofili rari come le specie Amanita gilbertii e Amanita curtipes.
Su questo litorale inoltre è presente su un piccolo tratto l’unica stazione italiana del rarissimo fiordaliso di Creta (Aegialophila pumila), (Marchiori et al.1996), che quanto prima sarà inserita nelle liste rosse delle specie in via di estinzione.
Secondo la Direttiva Comunitaria questo Habitat denominato Dune mobili del litorale con Ammophila arenaria è stato classificato habitat di interesse comunitario (cod. 2120).
Status di minaccia a livello nazionale: alto; status a livello locale: alto.
Compresa nella serie psammofila solo in quanto presente topograficamente in quella posizione come situazione relitta, c’è la macchia costiera a ginepri  (Juniperus oxicedrus sp. macrocarpa,  Juniperus phoenicea), vegetazione  un tempo più diffusa nel Salento e che ora sopravvive solo nel microclima più caldo che si instaura nell’ immediato retroduna, associandosi a specie arbustive di macchia mediterranea (Phyllirea latifolia, Cistus creticus, Rosmarinus officinalis, Calicotome infesta, Arbutus unedo). A causa della rarità di queste fitocenosi e del pericolo a cui sono soggette la Direttiva Habitat ha clasificato le Dune  costiere a ginepri  habitat prioritari (cod 2250), status di minaccia a livello nazionale: medio, status locale: medio; le dune con vegetazione di sclerofille habitat di interesse comunitario (cod. 2260), status di minaccia a livello nazionale: medio; status locale: medio-alto.
Un’ altra formazione arborea  che si insedia sulle dune più consolidate è la pineta litorale a Pino d’ Aleppo (Pinus halepensis) costituita da pregevoli esemplari secolari e maestosi risultato di un impianto storicamente avvenuto ai primi anni del 1700 e che ha subito nel tempo un processo naturale di spontaneizzazione; benché si tratti di un habitat seminaturale questa vegetazione svolgendo un ruolo ecologico significativo, per la protezione e la nidificazione dell’avifauna, per il microclima che instaura a livello di substrato importante per il ciclo vitale di molte specie funginee , per l’azione di frangivento e per  il consolidamento delle dune viene ascritto all’habitat prioritario Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus Pinaster (cod.2270) della rete Natura 2000. Status di minaccia a livello nazionale: bassa; status locale: medio.
Contigue alle dune con sclerofille nelle aree retrodunali sono presenti le steppe salate mediterranee costituite da fitocenosi perenni e monospecifiche di piantaggine crassulenta (Plantago crassifolia) in consorzio con  il giunco nero (Schoenus nigricans) e lo statice (Statice serotino).
In questo habitat si rinvengono una serie  di orchidee spontanee quali l’orchidea acquatica (Orchys laxiflora), la vesparia ( Ophrys apifera), l’endemica ofride pugliese (Ophrys apulica), la ofride del Gargano (Ophrys garganica), il fior di bombo (Ophrys bombyliflora) e ibridi  rari come Ophrys xnociana subsp.cosentiana, Ophrys x coulotii, tutelate dalla convenzione CITES. Non è stata più rinvenuta la rarissima Orchis palustris.
Un’ altra facies delle steppe salate che si instaura su suoli più ricchi di sale  è costituita dai salicornieti  (Arthrocnemum glaucum, Salicornia patula, ecc.), che nel periodo della fruttificazione formano suggestivi tappeti rossastri, in consorzio con le Chenopodiaceae Halimione portulacoides e Suaeda maritimae. Tutte e due le tipologie costituiscono l’ habitat prioritario delle steppe salate mediterranee (cod. 1510). Status di minaccia nazionale: basso; status locale: alto.
Nell’ ambito delle steppe salate sono rinvenibili pozze temporanee d’acqua, di limitate estensioni che si prosciugano del tutto già sul finire della primavera, caratterizzate da una vegetazione peculiare ascrivibile alla classe Isoeto-Nanojuncetea  che caratterizzano l’habitat prioritario degli Stagni temporanei mediterranei (cod. 3170). Status di minaccia nazionale: medio-alto; status locale: alto.
Un altro habitat di Interesse Comunitario sono i Pascoli Inondati Mediterranei (Juncetalia maritimi-cod. 1410) caratterizzato da fitte estensioni di giunco marino (Juncus maritimus).
Status di minaccia nazionale: basso; status locale:alto
Seguono successivamente le aree lagunari, i bacini con il sistema dei canali, il fulcro della vasta area umida, le cui  acque salmastre dal lento idrodinamismo sono influenzate dall’ intrusione di acqua di mare, da risorgive, precipitazioni stagionali, evapotraspirazione, che ne fanno variare stagionalmente le caratteristiche chimico-fisiche (salinità, ossigeno disciolto, temperatura, ecc.).
Ospitano in alcuni tratti densi e fitti canneti a Phragmites australis e una vegetazione tipicamente igrofila sommersa e fluttuante come la brasca delle lagune (Potamogeton pectinatus) e la ruppia (Ruppia cirrhosa) e da specie flottanti quali la lenticchia d’acqua (Lemna minor). Questo habitat caratterizzato da peculiari equilibri ecologici e da una ricca biodiversità denominato “ Lagune costiere “ è stato classificato di importanza prioritaria  dalla direttiva Habitat (cod.1150).
Status di minaccia nazionale: basso; status locale: alto
Lungo gli argini dei canali e degli  invasi tra la vegetazione riparia,  si rinviene la rarissima campanella palustre (Ipomoea sagittata), specie anfiatlantica sub-tropicale in serio pericolo di estinzione per la contrazione del suo habitat inserita nella lista  rossa nazionale.
Procedendo verso l’interno, dopo un vasto ecotono caratterizzato da estensioni monospecifiche di cannuccia di palude (Phragmites australis), (tralasciando le aree messe a coltura e/o abbandonate, prontamente ricolonizzate dalla vegetazione tipica o da specie invasive a ciclo annuale, terofite), si insedia una vegetazione di macchia-boscaglia costituita da arbusti termofili sempreverdi (sclerofille) attribuibile all’alleanza dell’Oleo-Ceratonion che ricopre le propaggini delle dorsali calcaree, note come “ serre salentine“.
Questa fitocenosi non costituisce lo stadio finale climatogeno bensì è  il risultato di un generale processo di degradazione della foresta mediterranea sempreverde (stadio climax a leccio Quercus ilex) avvenuto storicamente già con i disboscamenti, gli incendi e con la messa a coltura dell’olivo e della vite, rimanendo in uno stadio di sub-climax (macchia secondaria) ma  che per fattori di stress ricorrenti come gli incendi può degradare in stadi meno strutturati e aperti come la gariga dominata da arbusti bassi o ulteriormente verso formazioni erbose fino ad arrivare al suolo calcareo nudo e privo di humus.
Lembi di vegetazione di lecceta si sono salvate in una serie di gravinelle che solcano le serre e costituiscono l’ habitat di interesse comunitario  Foreste di Quercus ilex  (cod. 9340).
Status di minaccia nazionale:basso; status locale: alto.
Partecipano al consorzio della macchia mediterranea piccoli alberi di leccio (Quercus ilex) che producono un buon semenzaio, mirto (Myrtus communis), lentisco (Pistacia lentiscus), corbezzolo (Arbutus unedo), alaterno ( Rhamnus alaternus), fillirea (Phillirea latifoglia, P.longifolia), vilburno (Viburnus tinus), erica da pipa (Erica arborea), ginestra spinosa ( Calicotome infesta).
Il piano mediano e inferiore della macchia è costituito da piante erbacee e perenni tra le quali il rosmarino (Rosmarinus officinalis), i cisti (Cistus creticus, C. monspelliensis), specie pirofile indicatrici di incendi frequenti, e da una serie di geofite  endemiche e dall’ alto valore fitogeografico, il giaggiolo siciliano (Iris pseudo-pumila), lo zafferano di Thomas (Crocus thomasii), la romulea (Romulea bulbocodium), l’eliantemo jonico (Heliantemum jonicum), la scilla minore (Scilla peruviana) e varie orchidaceae tutelate dalla convenzione internazionale CITES (Ophrys lutea, Ophrys bertolonii, Ophrys holoserica subsp. parvimaculata, Ophrys apulica, Serapias apulica, Serapias politisi, Orchis lactea, Orchis fragrans, Orchis morio, Anacamptis pyramidalis).
A livello Comunitario le macchia termofila non è tutelata non essendo compresa in nessun tipo di habitat prioritario o comunitario, per questo è stata inserita tra gli “ Habitat Integrativi” chiedendone l’ inserimento nei futuri aggiornamenti della Direttiva Habitat .Status di minaccia: alto.
A livello nazionale è sottoposta a vincolo dalla legge quadro n° 35/2000 in materia di incendi boschivi e dai PUTT (Piani urbanistici Territoriali Tematici) della Regione Puglia  che  vieta ogni intervento di  modificazione del territorio e qualsiasi opera edilizia in aree coperte da vegetazione di macchia mediterranea. (Il 6 agosto 2007, in località Specchia del Corno l’ ennesimo incendio doloso ha distrutto 40 Ha di vegetazione a macchia mediterranea).
Il vasto  Biotopo trovandosi geograficamente sulle principali rotte migratorie, costituisce luogo di concentrazione, di svernamento, di transito per contingenti notevoli di specie ornitiche, moltissime considerate specie di Importanza Comunitaria (Dir. CEE 409/79 allegato 1) e inserite nella Lista Rossa Nazionale.
Le aree umide costituiscono l’habitat ideale per molti ardeidi, come l’airone cenerino (Ardea cinerea), la garzetta (Egretta garzetta), il tarabusino (Ixobrychus minutus), il tarabuso (Botaurus stellaris), la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), l’airone bianco maggiore (Egretta alba), le acque dei bacini sono colonizzate da folaghe (Fulica atra), gallinelle d’acqua (Gallinula chloropus), e svariati anatidi tra cui notevole è la presenza della moretta tabaccata (Aythya nyroca) specie in grave pericolo di estinzione prioritaria per la Comunità Europea.
Relegati agli ambienti acquatici sono due rapaci, il falco di palude (Circus aeruginosus) intento a perlustrare gli areali di caccia e il rarissimo falco pescatore (Pandion haliaetus),  ottimo indicatore dello stato di qualità delle  acque e dei livelli di produttività nelle catene alimentari (ricchezza di prede).
Altre specie ancora si possono osservare nelle aree umide o presso gli stagni temporanei, come i cavalieri d' Italia o altri piccoli limicoli come il piro-piro boschereccio, la pantana, la pettegola, il gambecchio che si possono osservare sulle cedevoli superfici della vegetazione acquatica intenti a scovare il cibo, mentre non è raro veder sfrecciare il piccolo martin pescatore e poi vederlo  tuffarsi nell’ acqua.
Nascosti tra il folto della vegetazione dei canneti le specie meno appariscenti si fanno riconoscere dai caratteristici canti e richiami, come l’ usignolo di fiume, il cannareccione , la cannaiola, il forapaglie, ecc.
Inoltre spesso  svernano anche i cigni reali (Cignus olor) e notevole è stata la presenza della gru (Grus grus) che ha svernato per la prima volta  con  due coppie (R.Gennaio, 2003) negli allagati stagionali e osservate nuovamente nello stesso sito dopo quattro anni (dicembre-gennaio 2008).
Altre specie  vi possono capitare occasionalmente come il pellicano (Pelecanus anacrocetalus), il fenicottero rosa, l’avocetta,  che trovano un habitat favorevole per la sosta e l’ alimentazione.
Tra i mammiferi è presente il riccio europeo (erinaceus eropaeus) e la volpe (Vulpes Vulpes), che grazie alla plasticità ecologica (adattamento alle variazioni ambientali) hanno subito nell’ ultimo decennio un incremento numerico della specie  non presentando per cui  particolari problemi di conservazione, mentre la donnola (Mustela nivalis),  la faina (Martes foina)  e il tasso (Meles meles), di non facile avvistamento per le loro abitudini crepuscolari e notturne hanno subito invece un netto declino delle popolazioni dovuto alla frammentazione e l’ alterazione degli  habitat divenendo oramai rari.
I rettili sono rappresentati dal biacco (Coluber viridiflavus sp. carbonarius), dal cervone ( Elaphe quatuorlineata), dal raro  colubro leopardino (Elaphe situla) e dal ramarro (Lacerta bilineata).
La vegetazione delle bassure umide è l’habitat della biscia dal collare (Natrix natrix) e della rara luscengola (Chalcides chalcides), gli arbusti e i canneti della raganella (Hyla intermedia) mentre la  tartaruga palustre (Emys orbicularis) un tempo comune non è stata più osservata.
Prettamente terrestre, il raro rospo smeraldino (Bufo viridis), specie prioritaria della Direttiva Habitat, si può osservare durante il periodo della riproduzione negli specchi d’acqua, con il suo inconfondibile gracidio.
Le acque salmastre dei bacini  vere e proprie “nursery” sono popolate da  una gran dovizia di specie ittiche, anguille, spigole, cefali, saraghi, orate, gambusie e dal nono (Aphanius fasciatus) specie prioritaria e  meritevole di salvaguardia dalla Direttiva Habitat.

CONCLUSIONI

Nel 2002 nel Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg i governi di tutto il mondo hanno approvato un piano di azione di sostenibilità ambientale esplicitando la necessità  di intraprendere azioni concrete finalizzate a ridurre significativamente il tasso di distruzione della biodiversità sul nostro pianeta entro il 2010.
Tale obiettivo è stato fortemente richiamato dal sesto Piano d’ Azione Ambientale dell’ Unione Europea definito Count-Down per il 2010: il nostro futuro, la nostra scelta.
Se a sua volta il paesaggio, costituito da una serie di habitat è “ una determinata parte del territorio, così come percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’ azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni (art. 1 della Convenzione Europea del Paesaggio -Firenze, 2000, recep. con  Legge n° 14/2006),  “una attenta analisi delle minacce e dei disturbi“ deve costituire il punto focale della  pianificazione e della gestione di un  territorio, in quanto solo in seguito all’ individuazione di questi  fattori è possibile predisporre azioni e programmi di conservazione e di sostenibilità efficaci.


 Bibliografia consultata
Gennaio R., 1997" Il Fiordaliso di Ozan ", in Lu Lampiune, pag 109-111, Ed. Del Grifo, Lecce
Gennaio R., 2001, Tra le dune e la macchia i bacini di Ugento, Martano Editore, Lecce.
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Gennaio R., 2005, Ophrys x cosentiana nsubsp. nociana  H.Bauman & Kunkele, presso una  prateria retrodunale di Ugento (LE), in GIROS Notizie n ° 29 : 17-18
Gennaio R. 2006, Un raro ibrido: Ophrys x coulotii Soca [( Ophrys garganica (O.& Danessch) x  Ophrys  parvimaculata (O. & Danesch) Paulus & Gack], prima segnalazione per il  Salento  , in GIROS notizie n°33, pag. 26-27
S. Marchiori, A. Piccinno, R. Gennaio, 1996, Segnalazioni Floristiche Italiane : 844 . Centaurea  pumilio L. (Asteraceae) specie esotica nuova per l' Italia. Nuovo Informatore  Botanico  Italiano vol.28, n° 2: pag. 271-272,
S. Marchiori, R. Gennaio, P. Medagli, A. Piccino, 1996, Centaurea pumilio (Asteraceae) una  nuova specie per la flora italiana". Thalassia Salentina n° 22, pag 41-45.
Medagli P., Bianco P., D' Emerico S., Ruggiero L., Gennaio R., Scarpina L. ,1994, Nuove stazioni di  Ipomoea sagittata Poiret (Fam.Convolvulaceae). Thalassia salentina n° 20, Lecce
Petrella S., Bulgarini F., Cerfolli F., Politi M., Teofili C,. 2005, Libro Rosso degli Habitat d’ Italia della Rete Natura 2000.WWF Italia, Roma .


ATTI DEL SEMINARIO : PIC INTERREG III A ITALIA-ALBANIA –ASSE II MISURA 2.1
AZIONE 2-PROGETTO WET SYS B –LEADER PARTNER : COMUNE DI UGENTO
GESTIONE SOSTENIBILE DEL SISTEMA DELLE AREE UMIDE APULO-ALBANESI:
RIQUALIFICAZIONE DI BACINI ARTIFICIALI COSTIERI – 3-4-5 MARZO 2008 UGENTO (LE)
SESSIONE 1-  3 MARZO 2008 CARATTERIZZAZIONE DEL SISTEMA DELLE AREE UMIDE DI PROGETTO:
ASPETTI IDROGEOLOGICI, GEOLOGICI, CLIMATICI, FAUNISTICI E VEGETAZIONALI

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